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Riflessione di un Tamburino

I gruppi di musici e sbandieratori, oggi sono considerati gruppi ludico musicali, che intrattengono e rallegrano le feste paesane, in passato, soprattutto in epoca medievale, erano invece considerati fondamentali per le corti e durante le battaglie. I tamburini avevano il compito di comunicare tra le varie parti tecniche di battaglia, e incitare i propri soldati; le chiarine sottolineavano i momenti più salienti della corte come : feste, gare, banchetti o cortei, gli sbandieratori invece avevano il compito di custodire le insegne della casata. Ma oggi che tutto questo non è più necessario, qual è il loro vero ruolo? Per rispondere a questa domanda bisogna soffermarsi a pensare a cosa implica appartenere al un gruppo così. Alla fin fine non si tratta di uno sport, non è un’attività didattica, non è una banda musicale! Allora cos’è? E’ un gruppo di persone che condividono una passione, un insieme di tante esperienze, di tante vite che si intrecciano, lavorano e collaborano per far nascere una melodia, o una coreografia. Siamo una compagnia… nel vero senso della parola, che gioisce ad ogni applauso ottenuto, e che si preoccupa per ogni insuccesso. Il gruppo è vario e le personalità poliedriche, questo è positivo perché ci si arricchisce con le idee di tutti, ma nello stesso tempo come in tutti i gruppi, non mancano i contrasti e i battibecchi. C’è chi va, c’è chi viene, c’è chi resta per qualche mese e chi lo ha fatto per tutti questi 10 anni! C’è chi si impegna 100 e chi 25 ma, messi insieme fanno 125! La nostra forza è l’unione che si cerca di trasmettere con l’esempio e non solo con le parole. I tamburi sono di due tipi, alcuni piccoli e pesanti, altri leggeri, ma grandi e difficili da trasportare. Il passo, con un tamburo agganciato alla vita, non è proprio semplice da tenere, le ginocchia colpiscono sul legno e se ti sconcentri un secondo per sistemarti la cinta, hai perso il ritmo e rischi di suonare fuori tempo. Le mani poi sono il vero problema, il ritmo serrato e vorticoso del battito impone una velocità sostenuta, le dita e il palmo della mano scivolano lungo la mazza di legno e le vesciche sono impossibili da evitare! Per quanto riguarda le bandiere, invece sono i muscoli delle braccia a risentirne. Una bandiera standard pesa 850g., non è un gran peso in condizioni normali, ma quando sbandieri per parecchi minuti, (o magari anche delle ore), i muscoli delle braccia cominciano a cedere e il giorno seguente fanno male di sicuro! Senza contare poi che quando si lanciano in aria, scendono come saette, con una velocità tale che il peso al momento dell’impatto con la mano sembra triplicato. Per le chiarine invece ci vuole un fiato da corridore, e la tecnica non è facile da imparare, poi se ci si deve esibire davanti ad una folla di gente, è naturale che possa venire a mancare il fiato anche solo per l’emozione. Insomma non è facile come sembra! Bisogna anche sottolineare che non si tratta di professionisti, ma di persone che hanno scelto di mettersi in gioco, volontariamente, per donare un po’ di gioia e di divertimento a chi guarda e a chi ascolta. Ma alla fine la ricompensa è grande! Prima dello spettacolo l’emozione sale, e le occhiate complici sono cariche di significato e di speranza per la buona riuscita dell’esibizione. Durante la sfilata, il ritmo del cuore segue istintivamente quello del tamburo, e la salivazione si fa più rada. Chi suona osserva attentamente i comandi, per non rischiare di sbagliare il ritmo o la melodia, chi sbandiera spera di riuscire ancora una volta a non mancare la presa.

Quello che colpisce è che ci si guarda… magari solo con la coda dell’occhio ma tutti si guardano per essere al passo con gli altri, per essere ASSIEME agli altri, parte di un unico insieme che procede compatto, unito e grintoso. Tante persone che diventano tassello di una grande puzzle in movimento. I genitori o i collaboratori logistici che guardano da fuori, osservano con attenzione ogni piccolo spostamento, fanno il tifo e sono pronti ad intervenire se necessario, anche solo per porgere un bicchiere d’acqua o un cerotto! Al termine dell’esibizione, se è stata ben fatta, l’euforia generale si scatena e tornando ancora con i vestiti di scena verso le auto, si fanno i commenti sulla performance, si divide l’acqua rimasta, si canta e si salta magari senza apparente motivo, ma dove l’unico vero motivo è la gioia del momento.

Fare parte di un gruppo così significa essere consapevoli del proprio ruolo, riconoscere che se manca qualcuno, c’è un ‘buco’ nella formazione della squadra, sapere che è importante provare e riprovare, e che se un mio compagno non riesce in un esercizio, non vuol dire che sia meno importante di chi è sempre il primo della fila. Non ci esibiamo in una sala da concerto, dove la gente paga il biglietto per vederci, lo facciamo nelle piazze, nelle strade, assaporiamo ogni sorriso della gente che ci guarda, ogni applauso spontaneo, ogni commento positivo e disinteressato… è questa la nostra ricompensa! Non facciamo a gara con nessuno, le nostre partite non si concludono con vincitori e vinti, siamo solo noi i vincitori. Far parte di un gruppo di musici e sbandieratori? Per noi è una compagnia musicale, è una squadra ‘sportiva’, è un gruppo educativo, è un insieme di persone che si divertono e fanno divertire!

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